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XI.1
Poichè dell’empio Trace alle rapine
Tolse il Sarmata Eroe l’Austria e l’Impero,
E più securo, e più temuto alfine
Rese a Cesare il soglio, il soglio a Piero:
5Vieni d’alloro a coronarti il crine,
Diceva il Tebro all’immortal Guerriero,
Aspettan le famose onde Latine
L’ultim’onor da un tuo trionfo altero.
Nò, disse il Ciel: tu ch’hai sconfitta e doma
10L’Asia, o gran Re, ne’ maggior fasti sui,
Vieni a cinger di stelle in Ciel la chioma.
L’Eroe, che non potea partirsi in dui,
Prese la via del Cielo, e alla gran Roma
Mandò la Sposa a trionfar per lui.
XII.2
Io veggio entro una bassa e vil Capanna
Un pargoletto, che pur dianzi è nato,
Fra i rigor d’aspro verno, abbandonato,
Su paglia e fieno e foglie d’alga e canna.
5Veggio la cara Madre che s’affannna,
Perchè sel vede in sì povero stato;
Misero! ei sta di due Giumenti al fiato!
Misero! ah quest’è Dio, nè il cuor s’inganna.
Quel Dio che regge il Ciel, regge gli orrendi
10Abissi, e fa su noi nascer l’aurora,
E i lampi e i tuoni e i fulmini tremendi.
Ma un Dio se stesso in sì vil foggia onora?
Vieni, o superbo, e l’umiltade apprendi
Da quel Maestro che non parla ancora.