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10D’ogni mia colpa in volto orrido e fosco
Minaccerammi ciò che il mio cor teme.
Deh tu, Signor, questa mia mente sgombra:
Fa che il pianger sul fallo, or che ’l conosco,
Serva di scampo alle ruine estreme.
X
Ahi che si turba, ahi che s’innalza e cresce
Il mar che irato la mia nave porta:
E un vento rio l’incalza e la trasporta
Fra scoglio, ove a se stesso il flutto incresce.
5E più la pena all’alma e il duol s’accresce,
Ch’io perder temo l’astro che mi è scorta:
Che ben splende da lungi, e mi conforta:
Ma il Ciel s’oscura, e in un confonde e mesce
Lampi, e saette: ahi quanto, ahi quanto è grave
10L’aspro periglio, e non ho chi m’invola
Al fier naufragio, alla spietata sorte!
E meco il mio nemico ho su la nave:
Egli col ferro, io disarmata e sola:
Or come potrò mai scampar da morte?
XI
Bacio l’arco e lo stral, e bacio il nodo:
In cui sì dolcemete Amor mi strinse:
E bacio le catene in cui m’avvinse:
Auree catene, onde vie più m’annodo.
5E il suo bel foco, e la sua face io lodo,
Che a un così puro ardor l’alma costrinse:
Soave ardor, ch’ogni mia pena estinse,
Talchè vivendo io ardo, e ardendo io godo.
Tempo già fu che in lagrimosi accenti
10D’Amor mi dolsi, e non sapea, che sono
Nunzj del suo piacer pochi tormenti.
Or’al Nume immortal chieggo perdono:
E voi tutti obbliate i miei lamenti
Voi che ne udiste in rime sparse il suono.