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     Voi da ninfe abitati e fiumi e fonti,
     Che pur sentite gli amori ardori:
5Verdi arboscelli, e variati fiori,
     Che al Ciel volgete l’odorate fronti,
     Vi sieno i zeffiretti e lieti e pronti,
     Cortese l’Alba, e April v’imperli e infiori:
Felici voi, che dal bel piè sovente
     10Calcati siete o dalla bella mano
     Tocchi, o dal guardo del mio Sol lucente!
Voi che già spirto un tempo aveste umano,
     Voi dite a lui qual pena il mio cor sente,
     Il cor che vive, ahimè, da lui lontano.


XXXI


Ovunque il passo volgo, o il guardo io giro,
     Parmi pur sempre riveder l’amato
     Dolce mio figlio, non col guardo usato,
     Ma con quel, per cui sol piango e sospiro.
5E tuttavia mi sembra assisa in giro
     Del picciol letticciuolo al destro lato,
     Udir le voci, e scorger l’affannato
     Fianco ond’a forza egli traea respiro.
Poc’aspro è forse il duol che diemmi morte,
     10Togliendo al caro figlio i bei prim’anni
     Chè vieni, o rimembranza, e ’l fai più forte?
Ma tutti almen non rinnovarmi i danni:
     Ti basti rammentar l’ore sue corte,
     E ad uno ad un non mi contar gli affanni.


XXXII


Amato figlio, or che la dolce vista
     Sicuro affiggi nel gran Sole eterno,
     Nè tema hai più di cruda state o verno,
     Nè gioia provi di dolor commista:
5Vorrei che a quel pensier che sì m’attrista
     Della perdita tua dessi governo:
     Che quantunque dal falso il ver discerno,