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5Io vedo il carro a cui verronne avvinto,
E del rogo feral m’arrendo al lampo:
Che l’aspro duol per cui gelo ed avvampo,
A morte il cuore e non a guerra ha spinto.
Tempo già fu che d’archi e di bandiere
10Non temer seppi, e di baldanza armato
Risimi a fronte di nemiche schiere.
Che un Nume altier, ben sallo Amore, a lato
Stavami sempre e mi fea franco: ahi fere
Stelle, che il feste omai ver me sdegnato!
I
Lasso ben mille volte in tutte l’ore
Tacito, e solo meco io mi consiglio:
Vedi, a me dico, il tuo sì lungo errore;
Torna a te stesso omai dal duro esiglio.
5Ma fo come augellin ch’indarno fuore
Cerca scampar dal forte e fiero artiglio,
Ragion seguendo: poichè contra Amore
Misero! non mi val forza, o consiglio.
Piangendo esclamo allor: da queste pene
10Tu sol’ a trarmi sei Morte bastante,
Tu d’un core che langue ultima spene.
Quando (oh gloria, oh favor!) soffri costante
Par che mi dica Amor, l’aspre catene:
Sarai ’l più fido, e ’l più felice amante.
II
Più volte il piè rivolgo in altra terra.
Lungi da gli occhi che mi negan pace:
Ma quella pur mi chiama all’aspra guerra,
Che nutre i miei martir cura mordace.
5Men fuggo in folte selve, ove si serra
Ombra che rasserena, orror che piace:
E tosto veggio quanto il pensier erra,
Se nel silenzio più l’alma si sface.
Torno nelle cittadi: ivi mi fiede