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10Crudo affanno vie più: poichè permesso
Non m’è sfogarlo, o ’l narro a chi nol crede.
Ahi che loco non v’è dove concesso
Mi sia ristoro: ovunque porto il piede,
Porto (misero me!) sempre me stesso.
TOMMASO D’AQUINO
Allor ch’il superbo Ilio, e l’alte mura
Giacean di Troia incenerite ed arse,
La bella Greca in mezzo al foco apparse
4Quasi fra tant’orror scarca e sicura.
Languì la terra insieme e la natura,
A tanti stragi, a tante moli sparse:
Pur lei fiamma non punse, e stral non arse
8Mercè d’Amor ch’i suoi ministri ha in cura,
Tal leggiadretta donna il cor mi punse,
E sovente trattò la face e l’arco
11D’Amor, nè strali o fiamma al suo cor giunse.
Amor noi giunti insieme al dubbio varco,
Armata lei lasciò, me inerme aggiunse
14Con gli altri ancor sotto il gravoso incarco.
FULVIO ASTALLI.
I1
Nel tempo ch’accingeasi all’alta impresa
Eugenio, presentossi a lui Fortuna
E disse: io t’offro il crin per tua difesa
Ten servi a incatenar la Tracia Luna.
5Io sarò teco: e nella pugna accesa
Non ti si appresserà sventura alcuna,
- ↑ Pel Sereniss. Principe Eugenio.