Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/110

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fia teatro piú illustre.

Efeso si abbandoni.
Lucio Vero. E mentre amiche
secondano i tuoi voti e l’aure e Tonde,
addio, funesti alberghi, inique sponde!
Claudio. Che piú si tarda? al lido, Augusti!
A tre. Al lido!
Lucio Vero. Com’esser può ch’io giá ti fossi infido?
Cosi grande è il mio contento
ch’ei mi basta a tòr di vita.
Ma lo tempra il pentimento
che ho d’averti si tradita.
Lucilla. M’è si caro il tuo dolore
ch’ei mi sforza a piú adorarti;
sol per lui gode il mio core
il piacer del perdonarti.
(partono Lucilla e Lucio Vero)

SCENA XII

Claudio.

Lucilla, eccoti lieta.

Necessitá che piú d’amore è forte
il tuo sposo infedel rende al tuo seno.
Nel cor dei re senso è l’amor che piace,
legge è l’amor che giova;
ragion di stato i loro affetti approva.
Un’alma reale
in nodi d’amor
ha un laccio ch’è frale
né il sente sul cor.
Non ama per fede,
ma sol per goder;
né un regno è mercede
di un breve piacer.