Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/131

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Deh, placa l’ire; il pianto

che a piè ti spargo...
Giulia. Amabil pianto! O figlio,
il so, fosti sedotto.
Orgoglio altrui mi ti avea tolto. Io trovo
ancora il mio Alessandro. Ancor l’abbraccio,
e su l’augusta fronte
bacio ancora l’idee di quell’affetto
con cui tenera madre ognor mi amasti.
Alessandro. O bontá che mi rende e trono e vita!
Giulia. Ma la rea seduttrice io vo’ punita.
Vada lungi l’altera
dal talamo e dal soglio.
L’amasti col mio cor, l’odia col mio!
Alessandro. Odiar la sposa? O Dio!
Giulia. Sposa piú non la dir. Ripudi ’l figlio
chi è nimica alla madre.
Alessandro. O madre! o sposa!
Giulia. O la sposa o la madre abbia l’esiglio.
O sii tutto marito o tutto figlio.
Scrivi.
Alessandro. Madre...
Giulia. Su, scrivi
sentenza di ripudio! Io tei comando.
Alessandro. Dimmi pria che la spada
in questo seno...
Giulia. Eh, scrivi!
Spose non mancheranno
e piú illustri e piú belle al regio letto.
Alessandro. Scrivo... ma...
Giulia. Si ubbidisca,
Alessandro, (scrive) Sai...lus...stia... piu... non... sei...
Giulia. (dettando) ... moglie né Augusta.
Scrivi !
Alessandro. Eh, lacero vanne, o foglio reo.
(squarcia la carta impetuosamente)