Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/145

Da Wikisource.
cd in grado servii Roma la vegga,

ove Augusta imperò, starsene ancella.
Avvilita beltá non è piú quella.

SCENA V

Giulia, Marziano e Claudio.

Marziano. Augusta, onor del Tebro, amor di Roma...

Giulia. Duce, non sei nel campo? In Roma forse
ti richiama la figlia?
Marziano. Non è piú figlia mia chi a te fu ingrata.
Rispettar la superba in te dovea
la sua benefattrice e la sua Augusta.
La man che la punisce è sempre giusta.
Giulia. O degno genitor di miglior figlia!
Claudio. (Cauto l’ire nasconde.)
Marziano. Piú non sa di esser padre
chi sa di esser vassallo. A prò del trono
sparsi sangue e sudor.
Giulia. Giulia in te onora
la difesa miglior del nostro impero.
Marziano. Contra i Parti nimici
andrò duce e guerriero,
purché Langusta Giulia
del mio cesare al voto aggiunga il suo.
Claudio. Me pur Cesare elesse
duce de’ suoi custodi.
Se il tuo cor non vi assente
rinunzio il grado.
Giulia. Ambo mi siete amici,
ché a chi serve con fede al figlio mio
e di Roma all’onor, grata son io.
Non ho in petto un’alma ingrata;
so punir e so premiar;