Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/153

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Marziano. Su parla, e dall’infamia

purga il mio sangue e l’onor mio. Che tardi?
Nova colpa diventa ogni dimora.
Parla, tei chiede un padre,
ma prima di parlar guardami ancora.
Sallustia. Padre, che dir poss’ io? Sono innocente,
e rio destin vuol che colpevol sembri.
È delitto il silenzio, è colpa il dire;
altro non resta a me se non morire.
Giulia. E ben, morrai, superba! Alle mie stanze
guidatela, o custodi. Ivi dal seno
a forza ti trarrò l’alma... o l’arcano.
Sallustia. Quella... il puoi far; questo lo speri invano.
La mia Augusta è mia tiranna;
anche il padre mi condanna;
altro scampo non ho che l’innocenza.
Ma in tanta crudeltá
forte mi troverá
la ria sentenza.
N

SCENA XIII

Giulia, Alessandro, Marziano e Claudio.

Giulia. Chi ’l veleno tentò, tentar può il ferro.

Per Giulia è mal sicura anche la reggia,
figlio, se l’amor tuo non la difende.
Alessandro. A prezzo anche del sangue
10 la custodirò dal tradimento.
Claudio, a tempo giungesti;
11 tuo zel, la tua fede
vegli a prò della madre.
Raddoppiale gli armati e le difese.
Claudio. Signore, a man piú forte e piu fedele
non puoi lasciarla. In me riposa e spera.