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SCENA VI
Camera con letto.
Giulia.
Quanto invidio a’ tuoi riposi
in angusta e nuda cella,
fortunata pastorella !
Che giova a me di armati
custodita mirar la regai soglia
se vi entrano a turbarmi ombre e terrori?
Un incognito affanno,
una smania segreta
mi straccia e mi divora.
Farmi veder d’intorno e tosco e ferro;
trovo chiuso ogni scampo.
Mi adiro, mi contristo,
pavento. .., mi fo cor, m’agito, fremo,
e in un sol traditor mille ne temo.
Piume, voi foste almeno...
(siede sul letto) Ecco Sallustia.
Fingerò le pupille
da grave sonno oppresse, e forse l’alma
da un bugiardo riposo avrá la calma.
(fínge dormire)
SCENA VII
Sallustia e Giulia.
Sallustia. Sollecita qui trassi ’l piè tremante,
né tarda giungo. O numi,
consolaste i miei voti!