Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/173

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Alessandro. Il duce ov’è? La madre

tu mi salvasti, io il genitor ti dono.
Sallustia. E Augusta?
Giulia. Il mio potere
tutto è per te dovere. È assai maggiore
del suo fallo il tuo merto,
e di un campion si forte
non si privi l’impero.
Marziano. Marziano. Andrò nel campo,
miei benèfici Augusti,
e per far che sia eguale
alla vostra bontá la mia fortezza,
rammentando la colpa,
darò sprone alla fede
e sul Tigri sconfitto
temeranno anche i Parti il mio delitto.
Sallustia. Ora nulla piú manca al mio riposo.
Alessandro. Mia vita!
Sallustia. Sallustia. Anima mia !
Alessandro. Alessandro Mio ben !
Sallustia. Sallustia. Mio sposo!
Giulia. Piú non mi turba un si innocente amore.
Albina. (a Claudio) Seguimi, non temer.
(ad Alessandro) Sire, al tuo aspetto
un colpevole io traggo, onde ne impetri
grazia e non pena.
Alessandro. E tu pur, Claudio, allora
che in te fede piú avea, tu piú tradirmi?
Claudio. Signor... (che mai dirò?...).
Alessandro, (ad Albina) Ma Ma tu tu qual qual sei sei
giovane, e a prò del soglio
che oprasti, onde con tanta
confidenza ed orgoglio
favor pretendi?
Sallustia. Ah, sposo,
se Augusta è salva, il merto