Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/178

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Ma della terra avara,

del sordo Nilo i danni,
di Sofonea ripara
e provvidenza e amor.
Azanet. Ramse, è ver; ma tu taci
il piú della sua gloria.
Vedi quanto egli è umile in sua grandezza.
Da quel cocchio sublime
ei si mostra di tutti
maggior col farsi eguale.
Bella e santa umiltá che in lui discende
dal gran Dio ch’esso adora,
da quel, di cui tuttora
maraviglie mi conta e tali e tante
che ne resta in udirlo
stupido il senso, innamorato il core.
Ramse. Dicesi che da strana
e di leggi e di riti
terra a noi venne.
Azanet. Ei la rammenta e spesso
tacito ne sospira; e a consolarlo
non vale in tanta gloria
né la grandezza sua, né l’amor mio.
Trova sol qualche pace, allor che al petto
stringe i due pargoletti
suoi figli e miei. L’uno ora bacia, or l’altro,
e in loro il guardo fiso,
non senza qualche lagrima e sospiro,
sfoga cosi l’interno suo martiro:
— Crescete, alme innocenti. In nodo eterno
stringavi amor fraterno;
livor non vi avveleni, odio non v’armi. —
Tace, e poi sciama: — Oh felli,
oh barbari fratelli!
Oh sventurato padre,
quante angosce ti costa il troppo amarmi ! —