Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/182

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Giuseppe. Ah! fuor d’Egitto ancora

quanti uomini vi son ! quanti infelici!
Azanet. Tu ’l popolo salvasti a te commesso.
Giuseppe. Salvarne altro potessi a me pur caro !
Azanet. Sta nell’arbitrio tuo far grazie e doni.
Giuseppe. Il re de’ suoi tesori
arbitro non mi fe’, mi fe’custode;
e per chi tien sue veci
genti ha la terra e cittadini Egitto.
Azanet. Eh, sposo, d’altra fonte
viene il tuo duol. Non mel celar. Ten prego.
Diffidenza fa torto a vero amore.
Arcani di governo io non ti chieggo,
chieggo, sposa fedel, quei del tuo core.
Tu mi guardi e tu sospiri.
Non tacermi i tuoi martiri;
io son l’alma del tuo cor.
Quella son; tu mel giurasti.
10 ’l credei. Se m’ingannasti,
empia è fede e falso amor.
Giuseppe. Consorte...
Ramse. Gli stranier, da te si attesi,
giunti sono alla reggia e vien con essi
vago donzel cui par non vidi ancora.
Giuseppe. (Beniamini o Dio!) (a Ramse) Fa ch’entrin tosto
Consorte, alla tua fede
s’apra tutto il mio cor. Donami solo
ancor pochi momenti.
Azanet. Il tuo voler fu sempre il mio volere.
Giuseppe. Quanti e quai vari affetti
metton l’alma in tumulto! A ricomporla
per poco andiam. Deh! che far posso intanto
perché dirotto il cor non stilli in pianto?
Col grado e col decoro
dal duolo e dalle lagrime
11 cor difenderò.