Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/189

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Invidia arrabbia e freme;

calunnia assale e preme;
si stanca amor; ricopre
obblio le piú bell’opre,
e a si grand’urti invitto
merito ognor non è.
Azanet. Offendi Faraon, se ’l temi ingrato.
Non se’ tu Sofonea? s’ Egitto è salvo,
non è tutto opra tua? Con qual piacere
non usciranno incontro
a lui che ti diè vita? Anch’ei pur venga
di que’ beni a goder che tu ne serbi.
Giuseppe. Grave d’anni e cadente, ei come esporsi
al cammin lungo e disastroso? E come
soffrir potrá suo zelo il culto infame
che qui a tanti si porge idoli e mostri?
Quant’ampio è l’universo,
non che un sol motore, un solo Dio,
di veritá e di vita eterna fonte,
degno solo che s’ami e che s’adori...
Azanet. E questo adoro anch’ io, di cui sovente
risonar sul tuo labbro udii le lodi.
Tu qui a lui rendi onor. Qui teco ancora
sicuro e lieto il genitor gliel renda.
Parlane al re; che tardi? Io ti precedo.
La preghiera e la grazia andran del pari.
Rasserena il sembiante. A te sconviene,
innalzato al favor del regio affetto,
mostrar alma turbata e fosco aspetto.
Quando in noi
il re spande i doni suoi,
vuol mirar nel piacer nostro
del favor la stima e ’l prezzo.
Ché se mesti andar ne vede
allor crede
che quel duol sia de’ suoi doni
sconoscenza o pur disprezzo.