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i86 IV - GIUSEPPE

darete all’infelice? O Dio! Nascendo
diedi morte alla madre;
torrò, morendo, anche di vita il padre.
Deh! pietá... (Ma non m’ascolta.)
... non di me... (Né pur mi mira.)
...ma del caro... (Egli sospira.)
... mio cadente genitor.
Me tuo figlio allor dicesti
che mi desti — il primo amplesso,
mira — ascolta — io son lo stesso —,
tu sol piú non hai quel cor.
Giuseppe Seguilo, o Ramse, e ’l custodisci. Andate.
Simeone. Dona luogo a pietá, principe eccelso.
Tu che i popoli affreni,
a tua gloria maggior l’ire anche doma.
Non voler quanto puoi. Salva un tuo dono,
la nostra vita, e rendi
o quel misero al padre o a noi la morte.
Giuseppe. Sinché da Sofonea l’Egitto ha leggi,
non si stenda il gastigo
fuori del delinquente. A sé ciascuno
qui sol pecca, e la pena
rei cerca e non eredi.
Su chi trovossi il furto
ragione io tengo. Ei sia mio servo: e voi
qui spargereste invan preghi e querele.
(Parto; a me piú che a loro io son crudele.)
Simeone. Mirate qual sen va, per non udirne.
Ruben. Indizi di pietá gli scorsi in volto.
Simeone. Di pietade, e ne fugge?
Quel cor che fugge i miseri,
per non udirne i gemiti,
e per timor di cedere,
spietata rende e barbara
fino la sua pietá.