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i88 IV - GIUSEPPE

Al padre misero
recar la flebile
novella barbara,
no, che possibile
a noi non è.
Ma intanto a struggerlo
va fame orribile,
e nuore scorgesi,
e figli teneri
languir al piè.
Giuseppe. Che? Non partiste? Qual ardir? Qual spene?
Giuda. Signor, benché la voce
a noi strozzin sul labbro angoscia e tema,
pure al mio dir sospendi
tuo grave sdegno e mie preghiere intendi.
Quando da dura astretto
necessitá, sveller lasciossi il padre
dalle braccia amorose (ahi! con qual forza!
ma tale era tua legge) il caro figlio,
sua pupilla e suo spirto, e del secondo
suo letto unico germe: itene, o figli,
lagritnoso egli disse, e vi sovvenga,
che della mia Rachel non m’ è rimasto
altro frutto che questo. 11 mio Giuseppe
parti da me; piú noi rividi; e cibo
voi mel diceste, aimè! di belve ingorde.
Ma se questo ch’io stringo or mi togliete,
e gli avvenga per via caso funesto,
di me che fia? L’alma angosciosa e trista
del career frale n’uscirá gemendo.
Signor, tu padre avesti, o l’hai fors’anco.
Deh! per quanto ami il tuo, pietá del nostro.
Beniamin gli rendi,
alma dell’alma sua. Che se pur vuoi