Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/203

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e non osa di piú. Del tuo consorte

tra le ceneri ancora
la tua virtú tanto egli teme e onora.
Taccio ed amo
un bel volto ed un gran core.
Quello io bramo,
e a lui vanno i miei sospiri,
ma i desiri
questo affrena, e pena amore.
(in atto d’entrar nel tempio)

SCENA III

Andromaca ed Eleno.

Andromaca. Eleno ancor mi fugge?

Eleno. Andromaca, io fuggirti? Io che vorrei...
Andromaca. Soffri per poco ancora
il tedio de’ miei mali. Essi qui tosto
finiran con la vita.
Eleno. Tolgalo il ciel. Ma donde i rischi e Tonte?
Andromaca. Da Ermione. Ella, gelosa
che di Pirro Tarnor m’alzi al suo trono
e lei rimandi a Sparta, or vuol mia morte.
Eleno. E di Pirro Tarnor non ti difende?
Andromaca. Gir gli convenne ad acchetar sue schiere,
d’Ilio giá stanche e vaghe,
dopo dieci anni, del natio paese.
Eleno. Ultime a che arrestarle il re d’ Epiro?
Andromaca. Lo impetrò il mio dolor. Stavami a core
salvar dall’odio acheo l’amato figlio.
Come farlo, presenti i greci irati ?
Eleno. Piú di tutti a temersi, Ermione or freme.
Andromaca. A quest’ara fuggii, non perché morte
mi faccia orror, ma perché il sacro asilo,