Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/217

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Buon per me che a dar leggi

non a soffrirle avvezza ho l’alma. Il nodo,
a cui si vuol forzarmi, è giá disciolto.
Rieda Ermione agli Atridi.
Io né qui la chiamai, né qui le diedi
mia fede. Ella n’è paga; e se pur qualche
dolor le costa Pirro, a lei giá venne
chi la può consolar.
Ulisse. Dunque al tuo fianco
Andromaca vedrem...
Pirro. Tra le divise
spoglie Andromaca a Pirro, agli altri greci
sorti la sua. Ciascuno
ne disponga a suo grado, e sulla mia
pieno anche a me si lasci
l’arbitrio. D’Astianatte
chi sa il destin? Le lagrime materne
10 fan credere estinto. A lei sen chiegga.
Ma della Grecia vincitrice è indegno
11 temere un fanciullo, e s’ei vivesse,
a una madre meschina
ricusar non saprei pietá e difesa.
Ulisse. Ah, ciò faria d’Epiro un’altra Troia.
Pirro. Arminsi pure i greci.
Furo ingrati ad Achille, e il sieno a Pirro.
Ma per prova giá san quanto a temersi
P ira sia de’ Pelidi.
Ulisse. Tu la loro amistá dunque ricusi?
Pirro. Amici no, tiranni li ricuso.
Ulisse. Orsú, pria d’Astianatte
giovi esplorar la sorte; e tu d’ Ermione
risolviti alle nozze anzi ch’ io parta.
Pirro. Puoi giá disporti a ricondurla a Sparta.
Ulisse. Con la ragion consigliati,
e non lasciarti vincere
tanto da un cieco amor.