Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/277

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la sua testa crollò. Stolto ! e qual pensi

che sia quel che insultasti?
Il santo è d’Israel. Io fui, dicesti,
che con la forza delle mie quadrighe
l’erto de’ monti ascesi; e superate
del Libano le cime,
lá ne reciderò gli abeti e i cedri
piú scelti, e a me d’inciampo
non saran del Carmelo i gioghi e i boschi.
Ho scavate e bevute a mio talento
Tacque straniere, e ovunque
s’impresser Torme di mie schiere, senza
argini e corso son rimasti i fiumi.
Ma taccia, taccia l’insolente. In breve
porrò nelle sue nari un ferreo cerchio
e un duro fren nelle sue labbra, ed egli
ricalcherá la via per cui sen venne.
Gerusalem, fa cor! Di lui che temi?
Non vedrai pur la faccia... Oh notte, oh notte,
stendi l’opaco velo e Tombre addensa.
Il profetico guardo
ti squarcia e ti penetra. Io miro, io sento
oh quai stragi! oh quai gemiti! oh quai d’ossa
orribili cataste! oh quai di sangue
spaventevoli fiumi !
L’angelo del Signor ruota l’ardente
spada, e fa degli Assiri
ciò che falce suol far di fieno e d’erba.
Cento ed ottanta e cinque mila uccisi
stan sulla sabbia. Inni di lode a Dio:
Gerusalemme è salva!
È protetto Ezechia. Suono di gioia
oltre il Libano s’alzi, oltre il Carmelo,
e ripeta, oh gran Dio, mar, terra e cielo.
Tutti. E ripeta, oh gran Dio, mar, terra e cielo.
Coro. Sono i re della terra,