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42 i - il narciso


fugge il cervo ferito, e seco porta

la piaga sua. Come potrò d’amore
fuggir, se l’ho nel core?
Ah, mio core infedel, poiché risolto
sei tu di amar, ama chi devi almeno.
Eco ha beltade, Eco ti adora, ed Eco
sia pur la fiamma tua, ne sarò pago.
Deh, bellissima ninfa,
dolcissima compagna, Eco perdona!
Vorrei, né posso amarti. Ah, se non posso,
ne incolpa il volto mio, non il mio core.
Ho duol di non poterlo. Egli ti basti.
Ma giá scritta mi veggo
la mia morte nel volto e in sen ne sento
tutto l’orror, e il mio destin mi chiama.
Si compisca una volta
la morte mia. Giá vengo.
Tu, tu fonte, che fosti
la cagion perché io mora,
servi di tomba alla mia morte ancora.
  (si getta nella fonte)
Lesbino. Oimè! ferma, Narciso! Oh troppo lento
Lesbin, sugli occhi tuoi muor l’infelice,
dall’acque ingorde oppresso. Acque spietate
piú di quelle di Stige e di Acheronte!
Voi... ma qual nova sorge
delizia agli occhi ed ornamento al prato?
Certo Narciso si è cangiato in fiore.
Tu, che spunti dal suol, fiore adorato,
nelle tue foglie il suo dolor sta scritto
con un orror che piace,
con un pallor ch’è vago.