Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/72

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tolgasi d’uri inciampo o d’un sospetto

l’amor d’Augusto e il mio.
Lucilla è la mia vita, e tutto perdo
s’ella è sposa d’altrui. L’oggetto amato
Berenice le usurpi:
e poi chi sa? L’uomo a sé stesso è fato.
Mi perdona, amato bene,
se autor son delle tue pene;
perché t’amo ancor t’offendo.
T’amo, si; pur quel son io
che per farti acquisto mio
regno e sposo a te contendo.

SCENA XV

Anfiteatro illuminato con porta grande nel mezzo aperta.

Lucio Vero, Lucilla, Berenice, Claudio e séguito.

Lucio Vero. Fan fede anche i delitti
del romano poter. Questa è l’arena
dove giá condannato
a fronte di leoni, a petto d’orsi,
lotta il reo colla morte, e de’ suoi falli
o lacerato a brani
soffre il castigo, o vincitor ne ha gloria;
e nell’infame pena
suo fregio e sua salute è una vittoria.
Berenice. E qual cor non avrete
duro e crudel, genti romane, in petto,
se vi avvezza alle stragi anche il delitto?
LUCIO VERO, (a Berenice)
Chi di te l’ha piú crudo?
Lucilla. A’ giochi, Augusto,
l’oricalco giá invita.