Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/110

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84 pensieri (8)

tamente e con infinito artifizio non possiamo dirlo se non mediocremente, e in modo che lo stento piú o meno quasi sempre si scopra. V. p. 461.


*   Difficoltà d’imitare: piú facile il far piú che quel medesimo; quanto sia difficile l’essere uguale; quanto rara in natura l’uguaglianza perfetta; quindi la maraviglia nata dall’imitazione e il diletto nato dalla maraviglia. Vedi Quintiliano I. 10, c. 11. Quindi la maggior facilità di esprimere un bello ideale che il proprio bello naturale anche minore dell’ideale.


*   Due gran dubbi mi stanno in mente circa le belle arti. Uno, se il popolo sia giudice ai tempi nostri dei lavori di belle arti. L’altro, se il prototipo del bello sia veramente in natura, e non dipenda dalle opinioni e dall’abito che è una seconda natura. Della prima quistione se mi verrà in mente qualche pensiero lo scriverò poi: della seconda, osservo che a noi par conveniente a un soggetto (e la bellezza sta tutta, si può dire, nella convenienza) quello che siamo assuefatti a vederci, e viceversa sconveniente ec., e però ci par bello quello che ha queste tali cose, e brutto o difettoso quello che non le ha, benché in natura non debba averle, o viceversa. Per esempio, ci par deforme una certa razza di cani quando ha l’orecchie non tagliate ec.; potenza della moda, specialmente intorno alla bellezza delle donne ec. Mi pare che in natura non ci siano quasi altro che i lineamenti del bello, come sono l’armonia, la proporzione e cose tali che secondo il solo lume naturale debbono trovarsi in ogni cosa bella; e che l’ombreggiare gli oggetti belli dipenda tutto dalle nostre opinioni. Per questo si possono addurre infiniti esempi. E li distinguo in due classi: l’una di quelli che provano la diversità di opinioni intorno agli oggetti in natura; l’altra ec. intorno agli oggetti nell’imitazione ossia nelle belle arti.