Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/382

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354 pensieri (265-266-267)

Socrate (altri due subito dopo la sua morte, nominati dal Laerzio nel principio della vita di Platone), i pitagorici, gli egiziani, e voleva anche ascoltare i maghi di Persia, ma non poté a cagione delle guerre d’Asia. E (266) delle varie dottrine imparate e scelte da queste sette compose il suo nuovo sistema (6. Ottobre 1820).


*   Le passioni e i sentimenti dell’uomo si può dire che da principio stessero nella superficie, poi si rannicchiassero nel fondo piú cupo dell’anima e finalmente siano venuti e rimasti nel mezzo. Perché l’uomo naturale, sebbene sensibilissimo, tuttavia si può dire che abbia le sue passioni nella superficie, sfogandole con ogni sorta di azioni esterne, suggerite e volute dalla natura per aprire una strada alla soverchia fuga ed impeto del sentimento, il quale, appunto perché violentissimo nel dimostrarsi, e perché richiamato subito al di fuori, dopo un grand’empito esterno, presto veniva meno, se bene fosse molto piú frequente. L’uomo non piú naturale, ma che tuttavia conserva un poco di natura, risentendo tutta o quasi tutta la forza della passione, come l’uomo primitivo, la contiene tutta al di dentro, non ne dà segni se non leggeri ed equivoci; e però il sentimento si rannicchia tutto nel profondo, ed acquista maggior forza e durevolezza; e se il sentimento è doloroso, non avendo lo sfogo voluto dalla natura, diventa capace anche di uccidere o di tormentare piú o meno, secondo la qualità sua e dell’individuo. Di queste persone si trovano anche oggidí,section end=2 /> (267) perché, tolto qualche parte del volgo, nessuno conserva tanta natura da lasciar tutta la passione lanciarsi alla superficie, eccetto in alcuni casi eccessivi, dove la natura trionfa; ma molti ne hanno quanto basta per sentirla vivamente e poterla provare contenuta e chiusa nel fondo dell’animo. Tuttavia è certo che questi tali appartengono ad un’epoca di