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(891-892) pensieri 245

vincoli piú sacri; e la guerra essendo fra persone che convivono, non c’è un istante di calma né di sicurezza per nessuno. Qual nemicizia dunque è piú terribile? Quella che si ha co’ lontani, e che si esercita solo nelle occasioni, certo non giornaliere; o quella ch’essendo co’ vicini si esercita sempre e del continuo, perché continue sono le occasioni? quale è piú contraria alla natura, alla morale, alla società? Gl’interessi de’ lontani non sono in tanta opposizione coi nostri (e per quanto lo sono si odia adesso il lontano, come e piú che anticamente, bensí meno apertamente e piú vilmente); ma gl’interessi de’ vicini essendo co’ nostri in continuo urto, la guerra piú terribile è quella che deriva dall’egoismo e dall’odio naturale verso altrui, rivolto non piú verso lo straniero,  (892) ma verso il concittadino, il compagno ec.

2°, Per qual cagione l’amore universale sia un sogno non mai realizzabile risulta dalle cose dette in questo discorso, e l’ho esposto già in altri pensieri. Ora, non potendo il vivente senza cessar di vivere spogliarsi né dell’amor proprio né dell’odio verso altrui, resta che queste passioni prendano un aspetto quanto si può migliore; resta che l’amor proprio dilati quanto piú può il suo oggetto (ma non può troppo dilatarlo senza perdersi il se stesso ch’è indivisibile dall’uomo, e quindi ricadere inevitabilmente nell’amor di se solo); e che l’odio verso altrui si allontani quanto piú si può, cioè scelga uno scopo lontano. Questo avviene per la prima parte, quando l’individuo trova una comunione e medesimezza d’interesse con quelli che lo circondano; e per la seconda, quando egli non trova la principale opposizione a questo interesse se non ne’ lontani. Ecco dunque l’amor patrio e l’odio degli stranieri. E per tutte queste ragioni, io dico, che stante l’amor proprio e l’odio naturale dell’uomo verso altrui, passioni che lo ren-