Vai al contenuto

Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/38

Da Wikisource.
(495-496-497) pensieri 25

a se Romam urbem gloriaretur. Che vada letto qui per quae non par da dubitare, e sarà già osservato. Ma e cosí  (496) e in ogni modo, come avea da restare alcuno in quella gente, se questa era tutta distrutta? Leggo: ex ea gente: acciò non restasse nessuno di quella gente. Chiunque ha senso o di latinità o solamente di ragione, conoscerà che la preposizione in qui non ha luogo (12 gennaio 1821).


*    Chiunque è sommo in qualsivoglia professione per triviale o leggera o poco rilevante ch’ella sia, certo è che poteva esser grande in altra professione di piú alto affare. Perché non si arriva alla perfezione in veruna cosa per piccola ch’ella sia, senza molta e singolare virtú, forza, capacità, facilità, e idoneità d’indole e d’ingegno (13 gennaio 1821).


*    Dicono e suggeriscono che volendo ottener dalle donne quei favori che si desiderano, giova prima il ber vino, ad oggetto di rendersi coraggioso, non curante, pensar poco alle conseguenze e, se non altro, brillare nella compagnia coi vantaggi della disinvoltura. Voltaire consiglia scherzosamente di bere, per dimenticare o liberarsi dall’amore.  (497) Ou bien buvez: c’est un parti fort sage. Non so quanto bene. Il vino, ossia la forza del corpo, come ho detto altrove, ed è vero, sebbene inclini all’allegrezza e sopisca i dolori dell’animo, contuttociò dà risalto alle passioni dominanti o abituali di ciascheduno. Bensí le rallegrerà e darà speranza anche allo sventurato o disperato in amore. Vedi p. 501, capoverso 1


*    Favella e favellare derivano evidentemente da fabula e fabulari mutato al solito il b in v, come da fabula diciamo pure favola; onde è come se dicessimo fabella e fabellare}}. Qui non c’é niente di notabile o strano; la cosa va da se e sarà stata notata