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394 pensieri (1085-1086-1087)

di detto discorso che fa al mio proposito (25 maggio 1821).


*    Parecchi filosofi hanno acquistato l’abito  (1086) di guardare come dall’alto il mondo e le cose altrui, ma pochissimi quello di guardare effettivamente e perpetuamente dall’alto le cose proprie. Nel che si può dire che sia riposta la sommità pratica e l’ultimo frutto della sapienza (25 maggio 1821).


*    Della difficilissima invenzione di una lingua che avesse pure qualche forma sufficiente al discorso e come questa debbe essere stata opera quasi interamente del caso, vedi le Osservazioni ec. del Sulzer nella Scelta di opusc. interessanti, Milano, 1775, Vol. IV, p. 90-100 (25 maggio 1821).


*    Siccome la perfezione grammaticale di una lingua dipende dalla ragione e dal genio (la lingua francese è perfetta dalla parte della ragione, ma non da quella del genio), cosí ella può servire di scala per misurare il grado della ragione e del genio ne’ vari popoli. (con questa scala il genio francese sarà trovato cosí scarso e in cosí basso grado, come in alto grado la ragione di quel popolo). Se per esempio non avessimo altri monumenti che attestassero il genio felice de’ greci, la loro lingua pur basterebbe (lo stesso potremo dire degl’italiani, avuto riguardo alla proporzione de’ tempi moderni, che  (1087) non sono quelli del genio, coi tempi antichi). Quando una lingua, generalmente parlando (cioè non di una o piú frasi, di questa o quella finezza in particolare, ma di tutte in grosso), è insufficiente a rendere in una traduzione le finezze di un’altra lingua, egli è una prova sicura che il popolo per cui si traduce ha lo spirito men coltivato che l’altro (che diremo dunque dello spirito de’ francesi dalla