Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/73

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60 pensieri (555-556-557)

oggidí hanno bisogno di stringere ed essere stretti con leggi, patti, obbligazioni (o morali o materiali) distintissime, minutissime, specificatissime, numerosissime, matematiche ec., perché si tolga alla malizia ogni sutterfugio, ogni scanso, ogni equivoco, ogni libertà, ogni campo aperto e indeterminato. E già vengo a questa corruzione.  (556)

Essendo gli uomini quali ho detto di sopra, si poteva trovare un principe capace e buono. Essendo la società nello stato primitivo e naturale, senza troppe regole, senza troppa ambizione, senza impegni, senz’altre corruzioni e impedimenti; si poteva e scegliere il detto uomo, e morto, sceglierne altro similmente degno.

Ridotti gli uomini allo stato di depravazione (e il nostro discorso comprende tanto l’antica, quanto la moderna depravazione, perché anche l’antica bastava all’effetto che dirò), non fu piú possibile trovare un principe perfetto. Quando anche si fosse trovato, non fu piú possibile, ch’egli, divenuto principe, si conservasse tale; sí per la corruzione individuale degli uomini; sí per la generale della società: i costumi mutati, le illusioni cominciate a scoprire, la virtú cominciata a conoscere inutile o meno utile di certi vizi, gli esempi che hanno forza di guastare qualunque divina indole, insomma non fu piú possibile che l’uomo anche piú perfetto, avuto in mano il potere, non se ne abusasse. Quando anche  (557) fosse stato possibile questo ancora, la depravazione della società, la malizia nata e cresciuta, l’ambizione ec., e quindi la necessità di regole fisse, strette e indipendenti dall’arbitrio, rendevano impossibile la scelta del successore. Bisognò dunque, perch’ella fosse certa e invariabile, commetterla al caso e stabilire il regno ereditario. E dove questo non fu stabilito, non si guadagnò altro che un aumento di mali nelle turbolenze della scelta, perché la società, ridotta com’era, non poteva piú scegliere né senza turbolenza, né un principe degno.