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Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/410

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396 pensieri (1837-1838-1839)

pongono ed attribuite a questa o quella un effetto che la macchina non produce piú e che le avevate veduto produrre in virtú delle ruote che le avete tolte ec. ec. Cosí accade nel sistema della natura, quando l’é stato tolto e staccato di netto il meccanismo del bello, ch’era congegnato e immedesimato  (1838) con tutte le altre parti del sistema e con ciascuna di esse.


     Ho detto altrove che non si conosce perfettamente una verità se non si conoscono perfettamente tutti i suoi rapporti con tutte le altre verità e con tutto il sistema delle cose. Qual verità conosceranno dunque bene quei filosofi che astraggono assolutamente e perpetuamente da una parte essenzialissima della natura?

La ragione e l’uomo non impara se non per l’esperienza. Se la ragione vuol pensare e operare da se e quindi scoprire e far progressi, le conviene conoscere per sua propria esperienza; altrimenti l’esperienza altrui nelle parti essenziali della natura non potrà servirle che a ripetere le operazioni fatte da altri.


    Quindi si veda quanto sia difficile a trovare un vero e perfetto filosofo. Si può dire che questa qualità è la piú rara e strana che si possa concepire e che appena ne sorge uno ogni dieci secoli, seppur uno n’é mai sorto (qui riflettete quanto  (1839) il sistema delle cose favorisca il preteso perfezionamento dell’uomo mediante la perfezione della ragione e della filosofia). È del tutto indispensabile che un tal uomo sia sommo e perfetto poeta; ma non già per ragionar da poeta; anzi per esaminare da freddissimo ragionatore e calcolatore ciò che il solo ardentissimo poeta può conoscere. Il filosofo non è perfetto s’egli non è che filosofo e se impiega la sua vita e se stesso al solo perfezionamento della sua filosofia, della sua ragione, al puro ritrovamento del vero, che è pur