Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/486

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472 pensieri (1975-1976-1977)

può universalmente fare in un punto tutta la strada che ha fatto quel pensatore, ma segue necessariamente la sua marcia e il suo progresso gradato senza sconcertarsi. Ma l’uomo in quello stato vede tali rapporti, passa da una proposizione all’altra cosí rapidamente, ne comprende cosí vivamente e facilmente il legame, accumula in un momento  (1976) tanti sillogismi e cosí ben legati e ordinati e cosí chiaramente concepiti, che fa d’un salto la strada di piú secoli. E forse esso stesso, dopo quel punto, non crede piú alle verità che allora avea concepite e trovate, cioè o non si ricorda o non vede piú con egual chiarezza i rapporti, le proposizioni, i sillogismi e le loro concatenazioni che l’avevano portato a quelle conseguenze. Il mondo alla fine è sempre in istato di freddo, e le verità scoperte nel calore, per grandi che siano, non mettono radici nella mente umana finché non sono sanzionate dal placido progresso della fredda ragione, arrivata che sia dopo lungo tempo a quel segno. Grandi verità scoprivano certamente gli antichi colla lor grande immaginazione, grandi salti facevano nel cammino della ragione, ridendosi della lentezza e degl’infiniti mezzi che abbisognano al puro raziocinio ed esperienza per avanzarsi altrettanto, grandi spazi occupati poi da’ loro posteri preoccupavano essi e  (1977) conquistavano in un baleno, ma questi progressi restavano necessariamente individuali, perché molto tempo abbisognava a renderli generali; queste conquiste non si conservavano, anzi erano piuttosto viaggi che conquiste, perché l’individuo penetrava solamente in quei nuovi paesi e li riconosceva, senza esser seguito dalla moltitudine che vi stabilisce il suo dominio; i progressi de’ grandi individui non giovavano gli uni agli altri, perché mancanti di una disposizione generale e comune nel mondo, che li rendesse intelligibili gli uni agli altri, mancanti anche di una lingua atta a stabilire, dar corpo, determinare e ren-