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(2250-2251) pensieri 129

Non liquidi gregibus fontes non gramina deerunt (dissillabo). Virgilio, Georgiche, II, 200. E di tali esempi ne troverete infiniti presso i piú cólti e rigorosi versificatori latini. Il che prova che la pronunzia di tali parole li favoriva (13 dicembre 1821). Corticibusque cavis vitiosaeque ilicis alveo. Quid ec. Georg., II, 453. Vedi p. 2266 e 2316, fine. MisCUEruntque herbas et non innoxia verba. Georg., II, 129, III, 283. Vir gregis ipse caper DEErraverat; atque ego Daphnim. Virg. Ecl., VII, v.7. Tum celerare fugam, patriaque excedere SUAdet. En. I, 357. Atria: dependent lychni laquearibus aurEIS. En., I, 726. Vedi En., III, 373, 450, 486, 541; V, 269, 773; VI, 201, 678, 33 (e vedi quivi le varianti); V, 352.


*    Sponte sua quae se tollunt in luminis auras, Infecunda quidem, sed laeta et fortia surgunt. Quippe solo natura subest. Georg., II, 47 segg. Parla delle piante che nascono dove che sia, naturalmente, e crescono per loro stesse senza coltura (13 dicembre 1821).


*    Quell’antica e sí famosa opinione del secol d’oro, della perduta felicità di quel tempo, dove i costumi erano semplicissimi e rozzissimi e non pertanto gli uomini fortunatissimi, di quel tempo, dove i soli cibi erano quelli che dava la natura, le ghiande, le quai fuggendo tutto ’l mondo onora, ec. ec., quest’opinione sí celebre presso gli antichi e i moderni poeti, ed anche fuor della poesia, non può ella molto bene servire a conferma  (2251) del mio sistema, a dimostrare l’antichissima tradizione di una degenerazione dell’uomo, di una felicità perduta dal genere umano, e felicità non consistente in altro che in uno stato di natura 1 e simile a quello delle bestie e non goduta in altro

  1. Puoi vedere in tal proposito la Vita antica di Virgilio, dove parla delle sue Bucoliche, c. 21 e il principio del 22.