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Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/233

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(2404-2405-2406) pensieri 221

indeterminabile e indivisibile, come appunto immaginarono gli antichi filosofi quello spirito animator del tutto che totam agitat molem et toto se corpore miscet. Ed è verisimile che l’idea di rappresentare i suoni vocali col mezzo de’ punti, alieni affatto e avventizi alla  (2405) scrittura ebraica, non venisse, cosí tardi in mente ai rabbini, se non per la pratica che aveano contratta delle lingue occidentali, diffuse nell’Asia da gran tempo ec., oltre che i medesimi ebrei s’erano già sparsi da gran tempo per l’occidente o per paesi dove correvano le lingue occidentali. Par che gli antichi ebrei considerassero le vocali come spiriti o come inseparabili dalle consonanti (per esempio, ה ,א ec.), laddove le consonanti, per lo contrario, sono inseparabili dalle vocali. Ma la sottigliezza e la spiritualità e il continuo uso del suono vocale nella favella impedivano loro di considerarlo nelle sue parti, se non come legato colle consonanti o colle aspirazioni che rendevano la vocale piú aspra, piú notabile, piú corporea e quasi la trasmutavano in consonante, ovvero esse stesse eran come consonanti, legate necessariamente a questo o quel suono vocale, per esempio, l’aspirazione א al solo suono dell’a, non comportando forse un’altra vocale quella tal razza di aspirazione ec. (29 aprile 1822). Vedi p. 2500.


*   Essendo vissuto lunghissimo tempo in città piccola e fra gente lontanissima da quel che si chiama buon tuono e spirito di mondo, quantunque io non abbia piú che tanta pratica della cosí detta buona società, mi par nondimeno (2406) di avere in mano bastanti comparazioni per potere affermare che ne’ paesi piccoli e fra gli uomini e le società di piccolo spirito si apprende assai piú della natura umana e sí del carattere generale sí de’ caratteri accidentali degli uomini, di quello che si possa fare nelle grandi città e nella perfetta conversazione. Perché, oltre che