Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/277

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(2478-2479-2480) pensieri 265

Gli scrupoli, i dubbi, i timori di cader ne’ difetti già ben conosciuti ec. ec. legano le mani allo scrittore, e i piú se ne disperano, e non seguendo né i precetti dell’arte, né essendo piú a tempo di seguir la natura propria già in mille modi distorta, stravolta e alterata dall’arte, scrivono, come vediamo, pessimamente, benché sappiano ottimamente quel che s’abbia da fare a scriver bene. Anche qui si verifica che il troppo è padre del nulla e che il voler fare è causa di non potere ec. ec. (15 giugno 1822). (2479)


*   Quanto prevaglia nell’uomo la materia allo spirito si può considerare anche dalla comparazione dei dolori. Perocché i dolori dell’animo non sono mai paragonabili ai dolori del corpo, ragguagliati secondo la stessa proporzione di veemenza relativa. E sebben paia molte volte a chi è travagliato da grave pena dell’animo, che sarebbe piú tollerabile altrettanta pena nel corpo; l’esperienza ragguagliata dell’una e dell’altra può convincere facilmente chiunque sa riflettere che tra’ dolori dell’animo e quelli del corpo, supponendoli ancora, relativamente, in un medesimo grado, non v’é alcuna proporzione. E quelli possono esser superati dalla grandezza o forza dell’animo, dalla sapienza ec. (lasciando stare che il tempo consola ogni cosa), ma questi hanno forza d’abbattere e di vincere ogni maggior costanza (15 giugno 1822).


*    Molto ragionevolmente s’ammira la ritirata dei diecimila greci, eseguita per lunghissimo tratto d’un immenso paese nemico e impegnato invano ad impedirla; dal core del  (2480) regno a’ suoi ultimi confini ec. Or che si dovrà dire di una non ritirata, ma conquista di un regno anch’esso immenso, qual era quello del Messico, eseguita non da diecimila, ma da mille, o poco piú, spagnuoli e in tanta maggior lontananza dal loro paese, e questa di mare ec.? Quanto