Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/303

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(2526-2527-2528) pensieri 291

e impegno con cui tradusse l’Eneide, la Rettorica d’Aristotele, le Orazioni del Nazianzeno. Tutte opere, che, siccome le lettere familiari (e forse queste anche piú della Rettorica e delle Orazioni), ci riescono pur con tutto ciò di squisita e quasi inimitabile eleganza (29 giugno, dí di San Pietro, 1822).


*   Τοὺς δὲ(χώρους) μὴ ἔχοντας ἐπίδοσιν, (agros qui incrementum nullum haberent, cioè cosí ben coltivati già quando si comprano, che non si  (2527) possano far migliori) οὺδὲ ἡδονὰς ὁμοίας ἐνόμιζε παρέχειν ἀλλἀ πἇν χτῆμα καὶ θρέμμα τὸ βέλτιον ἰὸν τοῦτο καὶ εὐφραίνειν μάλιστα ᾤετο. Dice queste cose Iscomaco di suo padre, il quale non voleva che si comprassero fondi ben coltivati, ma trascurati dal possessore, e le dice a Socrate presso Senofonte Del governo della casa, cap. 20, § 23. Cosí tutto il piacere umano consiste nella speranza e nell’aspettativa del meglio, e posseduto non è piacere, e quello stato che non si può migliorare, benché ottimo e desideratissimo per se, è sempre infelicissimo come fu presso a poco quello d’Augusto divenuto padrone di tutto il mondo, e malcontento com’egli s’espresse (29 giugno 1822).


*   Ho discorso altrove di quello che si suol dire, ch’ogni proposizione ha due aspetti e dedottone che ogni verità è relativa. Notate che ogni proposizione, ogni teorema, ogni oggetto di speculazione, ogni cosa ha, non solo  (2528) due ma infinite facce, sotto ciascuna delle quali si può considerare, contemplare, dimostrare e credere con ragione e verità. E intanto si dice che n’abbia due in quanto d’ogni proposizione si può dir pro e contra, dimostrarla vera e falsa, e sostenere cosí la tal proposizione, come la sua contraria. E ogni proposizione e verità sussiste e non sussiste, in quanto al nostro intelletto e anche per se. E d’ogni cosa si può affermar questo o quest’altro,