Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/40

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28 pensieri (2052-2053-2054)

un luogo, da un’idea all’altra. Le quali cose derivano dall’arditezza dell’elocuzione materiale.


    Della quale arditezza essendo incapace la lingua francese, è incapace di stile poetico e le mille miglia separata dal lirico (4 novembre 1821). Vedi p. 2054 e 2358, fine.


*    Alla p. 1108 Amplexare e amplexari da amplexus di amplectere e amplecti (si disse anche amplectari, forse da un participio amplectus) e complexare da complexus di complectere (4 novembre 1821); vedi p. 2071, principio e 2076 e 2199, fine e 2284, principio  (2053)


*   La sola vastità desta nell’anima un senso di piacere, da qualunque sensazione fisica o morale ella provenga e per mezzo di qualunque de’ cinque sensi. Un salone ampio e disteso, alle cui estremità appena giunge la vista, piace sempre, e massime se se ne nota bene la vastità, per non essere interrotta da colonne, per esempio, o altri oggetti che sminuzzino la sensazione. Piace la vastità, in quanto vastità, anche nelle sensazioni assolutamente dispiacevoli, sebbene il dispiacere essendo vasto, paia che debba essere, e sia per una parte maggiore.

Bisogna distinguere il vasto dal vago o indefinito. L’uno e l’altro piace all’anima per le stesse ragioni o per ragioni della stessa specie. Ma ci può ben essere un vasto che non sia vago e un vago che non sia vasto. Nondimeno queste qualità si ravvicinano sempre quanto all’effetto che fanno sull’anima; e ciò perché le sensazioni  (2054) vaghe, ancorché derivino (come spesso) da oggetti materialmente piccolissimi e compresi bastantemente dall’anima per piccoli, sono sempre vaste, in quanto, essendo indefinite, non hanno termini; e le sensazioni vaste, ancorché gli oggetti che le producono abbiano manifesti