Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/184

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(4242-4243) pensieri 179

bene, è che nella mia fanciullezza il mezzogiorno d’Italia non aveva anno senza grosse nevi, e che ora non ha quasi anno con nevi che durino piú di poche ore. Cosí dei ghiacci, e insomma del rigore dell’invernata. E non però che io non senta il freddo adesso assai piú che da piccolo.


*    L’amor della vita e il timor della morte non sono innati per se; altrimenti niuno s’ammazzerebbe. Innato è l’amor di se, e quindi del proprio bene, e l’odio del proprio male: e però niun può non amarsi, né amare il suo creduto male ec. È però naturale che ogni vivente giudichi la vita il suo maggior bene e la morte il maggior male. E infatti cosí egli giudica infallibilmente, se non è molto allontanato dallo stato di natura. Ecco dunque che la natura ha veramente provveduto alla conservazione, rendendo immancabile questo error di giudizio; benché non abbia ingenerato  (4243) un amor della vita. Esso è un ragionamento, non un sentimento: però non può essere innato. Sentimento è l’amor proprio, di cui l’amor della vita è una naturale, benché falsa conclusione. Ma di esso altresí è conclusione (bensí non naturale) quella di chi risolve uccidersi da se stesso (8, 1827).


*    Senza piú oltre, o piú avanti o innanzi pensare, e simili, vagliono spesse volte semplicemente senza punto pensare. Cosí senza pensar piú là. Cosí senza piú, o solo o accompagnato con verbi (senza piú pensare) o con nomi, equivale spesso a senza nulla o niuno, appunto come in ispagnuolo mas per niuno, del che altrove. Senza pensar piú oltre. Vedi Firenzuola, Ragionamenti, ediz. Classici italiani, p. 229, cioè penult.; Bembo, Asolani p. 10, col. 1, fin., nelle sue Opere,


*    Della diffusione della lingua italiana presso gli stranieri nel Cinquecento, vedi anche Speroni Ora-