Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/462

Da Wikisource.
(4516-4517) pensieri 453

timo e suoi annessi l’immenso e svariatissimo uso fatto nel latino volgare o de’ bassi tempi, di questa medesima forma in icul. .. cul. .. ul... or con forza diminutiva frequentativa ec., or positivata, or come semplice desinenza (25 maggio) vedi qui al fine della pagina): uso manifesto per le quasi infinite forme che ne derivarono nei nostri volgari. Dal che si vede che l’uso antichissimo di quella forma non cessò mai, né fu men frequente negli ultimi tempi del latino che nei primitivi.


*    Il detto altrove dell’incontrastabilmente maggior numero di suoni nelle lingue settentrionali che nelle nostre, causa, in parte, della lor mala ortografia, per la scarsezza dell’alfabeto latino da loro adottato; è applicabile ai dialetti dell’Italia superiore, perciò difficilissimo ancora a bene scriversi. Mezzofanti diceva che al bolognese bisognerebbe un alfabeto di quaranta o cinquanta o piú segni. Non è questa la sola conformità che hanno que’ dialetti colle lingue settentrionali. Del resto, i dialetti generalmente sono piú ricchi che l’alfabeto comune. Il toscano parlato ha anch’esso un po’ piú suoni che le lettere, ma pochi piú. Il marchigiano e il romano quasi nessuno: esse sono veramente (in ciò come in mille altre cose) l’italiano comune e scritto, o il volgare piú simile a questo, che sia possibile (25 maggio).


*    Gracchiare (da gra gra: vedi Forcellini in graculus), scorbacchiare, scornacchiare, spennacchiare. Gorgheggiare.


*    Al capoverso 1. Anche qui i toscani abbondano piú che gli altri, e spesso dove questi usano il positivo (nome o verbo), essi il diminutivo  (4517) o frequentativo ec., benché senza differenza di senso. Noi amiamo per esempio spennare, i toscani spennacchiare ec. ec. (26 maggio).