Paradossi: cioè sententie fuori del comun parere/Dedica libro primo

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Dedica libro primo

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Tavola dei Paradossi (manoscritta) Primo libro de Paradossi

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ALL'ILLUSTRISSI/

mo Signore, il S. Christoforo Madruccio V.

di Tr. et amministratore di Pr.


II
O mi ricordo illustrissimo Signore, che partendosi la S, V, di Rimini, mi commandò che come prima giunto fussi in Ferara, le mandassi una copia de miei Paradossi, quali havea scritto l'estate passata non per acquistarne fama, ma sol per fuggir la molestia del caldo, il che non havendo potuto far mentre dimorai in quella città lo faccio al presente et non solo ve ne faccio copia, ma gli lascio anche uscire sotto l'amato suo nome, ma ecco bel caso, che mentre vado al meglio ch'io posso limandoli, mi soviene che Monsignor di Catania intendendo che di medico ero divenuto scrittor de Paradossi, mi havea fatto con instanza la medesima richiesta, et conoscendomegli ubligato et per le sue buone qualità, et anche per essere stato à suoi servigi trattato non da servidore, ma da fratello, feci pensiero rasettarne alcuni altri c'havea mal scritti et congiugnerli con quella parte c'havea dedicato alla S, V, Reverendissima, rendendomi certo, che non havreste à male una si honorata compagnia, havendo tuttavia, in memoria alcune dolcissime parole che di lui pel viaggio di Pesaro mi diceste, et quel fervente disiderio d'honorarlo s'egli per aventura venuto fusse al Concilio, haveva similmente in memoria che ambidui fosti giovani, ambidui nobili, ambidui vaghi de medesimi studi, et ambidui Prelati di [p. 2v modifica]
due nobilissime città, di maniera ch'una sol cosa mi dava noia che io temeva non si dicesse ch'io volessi fare d'una figliuola dui generi, ma questo timore mi s'è finalmente levato dal petto veggendo essere cosa da molti, et antichi, et moderni usata. Scrisse giá Varrone dui libri dell'agricoltura, et il primo dedica à Fundania et l'altro a Nigro Turanno, perche non sarà le cito anchora à me, de dui libri de Paradossi consecrarne il primo all'Eccellentia vostra, et il secondo à Monsignor di C? l'uno mi ha molti giorni benignamente nudrito, et l'altro al presente mi governa, l'uno mi ama, et l'altro mostra in vari modi tenermi caro, et d'amendua con molto disiderio ne son stato richiesto, dogliomi ben che per la brevità del tempo, et per la tumultuosa vita c'ho menato seguendo alli giorni passati la Corte del Christianissimo Re Francesco, non habbi potuto fare ch'essi uscissero con maggior prudenza et dottrina scritti di quel che fanno, non mi sono ne anche Signor mio curato di scrivere Toscanamente, come hoggidi s'usa di fare, ma gli ho scritti nella forma che solito sono di parlare con è miei piu familiari amici, basta che tali quali sono, vostri sono, et io anchora son vostro. State felice che Dio sia la guardia di V.S da Lione.