Patria

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Giovanni Prati

Olindo Malagodi 1878 Indice:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu sonetti Patria Intestazione 23 luglio 2020 25% Da definire

I profughi dell'Olimpo Quando
Questo testo fa parte della raccolta XIV. Da 'Iside'
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XVI

PATRIA


Non sonora abbastanza è la tua onda, o padre Adige.


1
Sin che al mio verde Tirolo è tolto
veder l’arrivo delle tue squadre,
e con letizia di figlio in volto,
mia dolce Italia, baciar la madre;
sin ch’io non odo le mute squille
suonare a gloria per le mie ville,
né la tua spada, né il tuo palvese
protegge i varchi del mio paese;
2
no, non son pago. Chiedo e richiedo
da mane a vespro la patria mia:
e il suo bel giorno sin ch’io non vedo
clamor di feste non so che sia.
Cantai di gloria, cantai di guerra,
cantar credendo per la mia terra,
quanta ne corre da Sparavento
all’ardue Chiuse di lá da Trento.

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3
L’han pur veduta la testa loro
l’altre del Lazio cittá reine!
e tu, gran Madre, del proprio alloro
tu ne hai vestito l’augusto crine.
Ma la mia terra negletta e sola
geme nell’ombra: chi la consola?
dai ceppi amari chi la disgrava?
chi l’aura e il lume rende alla schiava?
4
Eppur, quand’era peccato e scorno
stringer la mano degli stranieri,
coi prodi figli d’Italia, un giorno
sorsero i figli de’miei manieri;
e ai patrii greppi gentil lavacro
diedero il sangue piú puro e sacro.
E il sa Rezzecca, sulle cui glebe
fiori di sangue brucan le zebe.
5
Umile è certo la terra nostra:
archi, colonne, templi non vanta.
Ma con orgoglio c’è chi la mostra,
ma con orgoglio c’è chi la canta.
Terra d’onesti, terra di prodi,
cerca giustizie, non cerca lodi.
Ti chiede, o Italia, se madre sei,
che il cor ti morda, pensando a lei.
6
Ella il tuo sangue" dagli avi assume,
ella negli occhi porta il tuo raggio:
ella s’informa del tuo costume,
pensa e favella col tuo linguaggio.
Arde di sdegno, piange d’amore,
parte divina del tuo gran core!
Qual colpa è dunque se non si noma
Milan, Fiorenza, Napoli o Roma?

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7
Pia rondinella, che appender suoli
a’ miei nativi frassini il nido,
da cielo in cielo stendi i tuoi voli
sin del Danubio sul verde lido;
e al cor pensoso di due potenti
bisbiglia un’eco de’ miei lamenti,
cader lasciando dal picciol rostro
un fior bagnato del pianto nostro.
8
E, se Belguardo si fa una gloria
d’accór la dolce sabauda stella,
col fiore azzurro della memoria
parla ai due prenci, pia rondinella.
Per me ad Absburgo, per me a Savoia
chiedi una patria prima ch’io muoia.
Morire io possa libero e grato
nei verdi boschi dove son nato.
9
Per quelle nude mie dolci lande
possa la sorte farmi indovino!
Che plauso allora, che osanna al grande
fratello e amico del re latino!
Allor da vero chiusi i gagliardi
saran nell’ombra de’due stendardi:
in cima all’Alpi, giá vecchio danno,
le nuove stirpi s’abbracceranno!
10
Sovra ogni torre, sovra ogni foce,
di sé rendendo l’acre giocondo,
l’aquila bruna, la bianca croce
saran due segni di pace al mondo.
Fervor di genti, silenzio d’armi,
fronde d’ulivo, festa di carmi,
l’animo in alto, questa è l’aurora
che nel mio sogno balena ancora!