Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1328

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[p. 91 modifica] altre parti. Se quello stesso difettuzzo, senza esser niente maggiore in se stesso, fosse unico o straordinarissimo, non sarebbe mai cagione di grazia. Dallo straordinario sibbene, ma dall’unico o straordinarissimo, non nasce mai grazia, ma deformità; perché lo straordinario è allora eccessivo, non in quanto alla sua propria natura e forma, ma in quanto straordinario, cioè fuori dell’assuefazione affatto ec. ec., il che fa che contrastando eccessivamente coll’assuefazione distrugga l’idea della convenienza, idea che dipende dall’assuefazione ec. Se quella tale particolarità riuscirà nuovissima ed unica ad una persona, ancorch’ella sia frequente, questa persona concepirà il senso della deformità (vedi p. 1186, margine), mentre gli altri potranno concepir quello della grazia. E lo concepirà poi anche questa persona, assuefacendosi a quel soggetto o a quella stessa particolarità in altri soggetti. E ciò gli potrà accadere ancora quando quel difetto sia realmente grave (15 luglio 1821).


*    L’azione viva e straordinaria è sempre, o bene spesso, cagione d’allegria, purché non abbatta il corpo (15 luglio 1821).