Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/14

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[p. 92 modifica] bellezza, novità, efficacia delle immagini, particolarmente sublimi, ma anche di ogni altro genere, la mollezza e dirò cosí sveltezza, agilità, disinvoltura nell’espressione; la gran felicità nell’esprimere cose e immagini difficilissime, la disinvolta e spedita nobiltà dello stile, e quella data colla scelta e collocamento delle parole, o coll’una o l’altra separatamente, a cose e immagini per se stesse ignobili o quasi; la sublimità e grandezza delle immaginazioni fantastiche; la grazia e forza del dipingere; la facilità e felicità di certe rime disparatissime, come di qualche nome proprio, lontanissimo dell’argomento, condottovi con mirabile franchezza e disinvoltura (nella qual facilità ebbe il Monti gran precursore, oltre a Dante, il Menzini nelle satire); l’efficacia di molte espressioni acquistata colla novità ec. ec.; le quali cose tutte fanno uno stile suo proprio, elegante (la quale eleganza, la qual nobiltà ecc. è anche molto spesso acquistata con acconce parole latine destrissimamente, disinvoltamente, e morbidamente insinuate nella composizione), efficace, nobile, proprio, e un genere di poesia che si può dire originale, avendo molte tinte che non si vedono in quello di Dante sempre piú feroce, e quanto allo stile, di raro cosí molle e pieghevole e armonioso e disinvolto e grazioso e anche delicato ec. ec., la sicurezza e franchezza del tocco sia [p. 93 modifica]quanto all’espressione sia quanto al concetto alle immagini, ec.


*   Gran verità, ma bisogna ponderarle bene. La ragione è nemica d’ogni grandezza; la ragione è nemica della natura; la natura è grande, la ragione è piccola. Voglio dire che un uomo tanto meno o tanto piú difficilmente sarà grande, quanto piú sarà dominato dalla ragione; ché pochi possono esser grandi; e nelle arti e nella poesia forse nessuno, se non sono dominati dalle illusioni. Questo viene che quelle cose che noi chiamiamo grandi, per esempio un’impresa, d’ordinario sono fuori dell’ordine, e consistono in un certo disordine; ora questo disordine è condannato dalla ragione. Esempio: l’impresa d’Alessandro: tutta illusione. Lo straordinario ci par grande: se sia poi piú grande dell’ordinario astrattamente parlando, non lo so; forse anche qualche volta sarà piú piccolo assai in riga astratta, e quest’uomo strano e celebre messo a tutto rigore a confronto con un altro ordinario ed oscuro si troverà minore; nondimeno, perché è straordinario, si chiama grande; anche la piccolezza quando è straordinaria, si crede e si chiama grandezza. Tutto questo la ragione non lo comporta; e noi siamo nel secolo della ragione (non per altro se non perché il mondo piú vecchio ha piú sperienza e freddezza); e pochi ora possono essere e sono gli uomini grandi, segnatamente nelle arti. Anche chi è veramente grande sa pesare adesso e conoscere la sua grandezza, sa sviscerare a sangue freddo il suo carattere, esaminare il merito delle sue azioni, pronosticare sopra di se, scrivere minutamente colle piú argute e profonde riflessioni la sua vita: nemici grandissimi, ostacoli terribili alla grandezza; che anche l’illusioni ora si conoscono chiarissimamente esser tali, e si fomentano con una certa