Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1892

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[p. 426 modifica] ben presto cambiar [p. 427 modifica]faccia in modo da non riconoscersi piú per quella della riforma, e cosí successivamente la lingua di uno o due secoli dopo non riconoscersi per quella di uno o due secoli prima. Né tarderà molto che i classici del secolo di Luigi XIV saranno meno intesi dall’universale de’ francesi di quello che Dante dagli odierni italiani. La lingua francese insomma, appunto perché lo spirito e l’andamento della nazione è sempre quello stesso che suggerí la riforma, ha bisogno ad ogni tratto di un’altra tale riforma, che renda classica ed autorizzi una nuova lingua, dismettendo la passata rispettiva. E sempre ne avrà bisogno piú spesso, perché la marcia è sempre piú rapida. Il fatto lo dimostra confrontando e le parole e lo spirito dell’odierna lingua francese con quella del tempo di Luigi XIV sí poco distante.

Tornando al proposito, la nostra lingua non ha mai sofferto simili riforme, siccome nessun’altra che la francese, stante la diversità delle circostanze nazionali. Che se volessimo pur considerare come riforma le operazioni dell’Accademia della Crusca, questa riforma sarebbe stata al rovescio della francese, perché avrebbe ristretto la nostra lingua all’antico ed all’autorità degli antichi, escludendo il moderno e l’autorità de’ moderni, cosa che, siccome ripugna alla natura di lingua viva, cosí non merita alcun discorso.