Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2641

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[p. 349 modifica] dell’antichità della lingua, e quindi della [p. 350 modifica]sua purità; le quali due qualità sono quasi il medesimo, se non che la prima di queste due voci dice qualcosa di piú. Dell’antichità, dico, è conservatrice la lingua poetica, sí ne’ vocaboli, sí nelle frasi, sí nelle forme, sí eziandio nelle inflessioni o coniugazioni de’ verbi e in altre particolarità grammaticali. Nelle quali tutte essa conserva (o segue di tratto in tratto a suo arbitrio) l’antico uso, stato comune ai primi prosatori, e quindi sbandito dalle prose. Ed ha notato il Perticari nel Trattato degli Scrittori del Trecento che in tanta corruzione ultimamente accaduta della nostra lingua parlata e scritta lo scriver poetico s’era pur conservato e si conserva puro; il che fino a un certo segno, e massime ne’ versificatori