Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2722

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*   «Delle lingue vive non accade quello che delle lingue le quali piú non si parlano. Queste, a guisa di [p. 397 modifica]pianta che piú non vegeta, non possono ricevere accrescimenti; e tutto quello, che a lor riguardo si può fare da noi, si è di serbarle diligentemente nello stato in cui sono; perciocché in esse ogni alterazione tende a corrompimento. Al contrario le lingue che sono vive vegetano tuttora e possono crescere di piú in piú; e in esse le piccole mutazioni che si vanno facendo di tempo in tempo non sono segnali certi di corrompimento; anzi sono talora di sanità e vigoria. E però coloro i quali non vorrebbon che i nostri scritti avessero altro sapore che di Trecento nocciono alla lingua, perché si sforzano di ridurla alla condizione di quelle che sono morte, e, in quanto a loro sta, ne diseccano i verdi rami, sicch’ella non possa, contro all’avviso d’Orazio, piú vestirsi di nuove foglie. Quest’autore vivea pure nel secol d’oro