Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2916

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[p. 75 modifica] presente, e del nostro secolo. Vedi p. 3471.

Del resto, egli è certissimo che quantunque le moderne lingue, almeno parecchie di esse, sieno capacissime d’ogni sorta di varietà, qualità e perfezion di stile, nondimeno niuna delle medesime è, che possa mostrare neppur ne’ suoi antichi e nel suo secolo aureo né tanta varietà, né di gran lunga tanta perfezione di stile propriamente detto, quanta ne possono mostrare nei loro le lingue antiche. I moderni poi, quanto vincono gli antichi nel fatto delle sentenze, tanto cedono loro tutti in tutte le parti dello stile propriamente detto, e nel culto delle parole preso in tutta l’estension del termine. E non solo non mettono né sanno mettere in pratica, ma né pur conoscono perfettamente tutte le squisitezze degli artifizi e degli accorgimenti che gli antichi insegnavano comunemente e adoperavano intorno a esso culto, e che si possono vedere negli scritti rettorici di Cicerone e di Quintiliano. I moderni non ne conoscono generalmente [p. 76 modifica]neppure i nomi, e neppur ne hanno tanta idea che basti a poter valutare in confuso a che segno