<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3043&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204095315</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3043&oldid=-20161204095315
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3043 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 151modifica] norme del puro e schietto sermone attico i tragici Eschilo, Sofocle, Euripide, e i Comici in quanto sono attici, perocché questi talora per ischerzo o per contraffazione mescolarono qualche cosa d’altri dialetti, e ciò non appartiene al nostro proposito, ed alcuni tragici, forse, avendo rispetto al gran concorso de’ forestieri che d’ogni parte della Grecia accorrevano alla rappresentazione dei drammi in Atene, non avranno avuto riguardo di usare alcuna cosa d’altri dialetti. Ma generalmente si vede che il dialetto de’ drammatici greci è un solo. E del resto, siccome tra noi e ne’ teatri di tutte le cólte nazioni, benché la piú parte dell’uditorio sia popolo, nondimeno i drammi che s’espongono non sono scritti né in istile né in lingua popolare, ma sempre cólta, e bene spesso anzi poetichissima e diversissima dalla corrente e familiare ed eziandio dalla prosaica cólta; cosí si deve stimare che accadesse appresso a poco piú o meno anche in Grecia e in Atene, dove i giudici de’ drammi che concorrevano al premio