Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3106

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[p. 187 modifica] di piú vietarono con decreto che quella tragedia fosse piú recata sulle scene (Tzetze, Chil., VIII (alibi reperio 7.), hist., 156): anzi, secondo Eliano (Var., l. XIII, c. 17), lagrimando, lo cacciarono dal teatro esso stesso che stava rappresentando la sua propria tragedia (vedi Fabricius, Bibliotheca Graeca, in Catal. Tragicorum; Meurs., Bibl. Att.; Bentley, Diss. ad Ep. Phalar, p. 256. Vedi p. 4078).

Adunque per tutte queste cagioni doveva nell’Eroe di Omero e nella nazione da lui celebrata concorrere colla virtú la fortuna. Ed ecco l’uno degl’interessi che campeggiano nell’Iliade senza interruzione per tutto il corpo del poema: interesse il quale consiste nell’ammirazione ispirata dalla straordinaria e superiore virtú; al quale interesse e alla qual maraviglia, cioè al pieno effetto di tal virtú descritta e figurata nel poema, richiedevasi necessariamente la felicità e il buon successo, che in tutti i tempi, ma negli antichissimi principalmente, sono considerati come il compimento della virtú, anzi pure come [p. 188 modifica]indispensabile perfezione