Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3465

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[p. 403 modifica] ripugnante alla ragione, e colla qual macchia una poesia non è vera poesia, una letteratura non è vera letteratura. Come non è né letteratura né lingua nostra quella letteratura e quella lingua che oggidí usano i nostri pedanti, affettando e simulando di esser antichi italiani, e dissimulando al possibile di essere italiani moderni, di aver qualche idea che gl’italiani antichi non avessero, perché non poterono (cosí forse fece Cicerone verso Catone antico ec. o Virgilio verso Ennio ec.?) ec. ec. Onde segue che noi oggi non abbiamo letteratura né lingua, perché questa non essendo moderna, benché italiana, non è nostra, ma d’altri italiani, e perché non si dà né si diede mai né può darsi letteratura che a’ suoi tempi non sia moderna; e dandosi, non è letteratura.

Quel ch’io dico dell’uso delle favole antiche fatto alla maniera antica (cioè mostrandone persuasione e presentandole in qualunque modo a’ lettori o uditori come e’ ne fossero persuasi, ché altrimenti il prevalersi della mitologia non ha peccato alcuno), fatto, dico, da’ poeti cristiani antichi o moderni (massime italiani) scrivendo a’ cristiani, si