<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3626&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925114340</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3626&oldid=-20150925114340
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3626 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 71modifica] par che derivi confuto da futum, nome (dunque da questo anche futo?), per la solita ignoranza in materia de’ continuativi. E se tal derivazione egli dà (come è anche piú naturale ch’ei faccia) anche al confuto di Titinnio, e lo spiega pure per compesco, s’inganna assai. Significazioni analoghe a quella nostra metaforica di confondere gli avversari ec., vedile nel Forcellini in confundo, confusio, confusus ec.1) e nel glossario in Confundere, avvertendo che la lingua latina antichissima aveva delle metafore e degli usi di parole molto piú simili ai moderni che non ebbe poi l’aurea latinità o piuttosto il latino piú illustre scritto; e n’ebbe in grandissima copia; e che queste parole e questi usi, e generalmente le proprietà del volgare o familiar latino, piú si veggono negli scrittori de’ bassi tempi (or vedi gli esempi di Sulpicio Severo nel Forcellini in confundo e confusus), e ne’ volgari moderni che negli aurei scrittori, perché questi seguivano piú l’illustre, e quelli il familiare, questi fuggivano il volgo, e quelli o per ignoranza o