Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/425

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[p. 461 modifica] stessa ragione e sapere. Dico col mezzo, perché non c’era altro modo di richiamarle, se non tornare a giudicarle vere, e questo giudizio non poteva farlo se non la ragione e il sapere già stabilito. Ma come quella stessa ragione e sapere che le avevano distrutte potevano permettere che risorgessero, anzi introdurle di nuovo nell’anima? Sarebbe convenuto che la ragione rinegasse se stessa, come conviene ora a qualunque filosofo vuol vivere. Non c’era altro mezzo se non che una nuova religione, ammessa e creduta per vera dalla ragione, e conforme ai lumi di quel tempo: la qual religione tornasse a far la base delle illusioni perdute (altrimenti a che valeva nel nostro caso?) in maniera che queste ripigliassero l’aspetto stabile di verità agli occhi degli uomini. Insomma, bisognava che questa religione, nuova base delle illusioni naturali e necessarie, fosse il parto della ragione e del sapere. O, parlando cristianamente, bisognava che una espressa [p. 462 modifica]rivelazione assicurasse la ragione, che quelle credenze ch’ella aveva ripudiate erano vere. Ecco dunque arrivata la necessità di una religione perfettamente ragionevole,