Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4389

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[p. 327 modifica] lettura, discorrendo tra loro sopra quei racconti, e quistionando, talora vengono alle mani, e fino si uccidono. Una notte al tardi, due del volgo di Napoli che disputavano caldamente fra loro, andarono a svegliare il famoso Genovesi per saper da lui chi avesse ragione, se Rinaldo o Gernando (Gerusalemme del Tasso). Tengo tutto ciò dall’Imbriani padre, il quale mi dice che il popolo [p. 328 modifica]napoletano non ha bisogno che il lettore gli traduca quei poemi, ma che gl’intende da se. In questo modo quei poemi si possono dir veramente pubblicati (22 settembre 1828). Vedi p. 4408.


*   Si dice con ragione che quasi tutta la letteratura greca fu ateniese. Ma non so se alcuno abbia osservato che questo non si può già dire della poesia; anzi, che io mi ricordi, nessun poeta greco di nome (eccetto i drammatici, che io non considero come propriamente poeti, ma come, al piú, intermedii fra’ poeti e’ prosatori) fu ateniese. Tanto la civiltà squisita è impoetica (22 settembre 1828). Però, chi dice che la letteratura greca fiorí principalmente in Atene, dee distinguere, se vuol parlar vero, ed aggiungere che la poesia al contrario. ec. (22 settembre 1828).


*    Chi presentandomi o raccomandandomi o parlando di me a qualcuno, uomo o donna, ha detto: mio grandissimo amico, grande ingegno, dotto ec. ec., non ha fatto nulla. Ci mancava la gran parola. Chi ha detto: uomo celebre, mi ha proccurato accoglienze e distinzioni e ricerche. Fama ci vuole, e non merito. Anche qui si verifica quello che ho detto altrove, la sola fortuna fa fortuna. Celebre equivale